Correva l'anno 2007...
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Chi mi ama mi segua era il motto della giornata. Cosi ci siamo trovati io, 
Matteo bonori e il FastaBike. 
Ovviamente sono arrivato in ritardo, per 
perdonarmi mi sono offerto un caffe e ho preso la mia macchina. Non per ultimo 
per penitenza visto il ritardo non mi sono fatto delle foto (solo una appena 
alzato). Così siamo arrivati a Febbio un poco tardi. Il giro ?? VOTO 10 !!! 
Partenza da Febbio, poi boschetto tecnico fino alla strada che da civago porta 
alla segheria. Il boschetto era ricoperto da foglie, uno strato che non ti 
permetteva di valutare bene il terreno, quindi è ancora più tecnico del solito. 
Strada fino in Segheria, con ben panorami verso la vlaae del Dolo perché oramai 
le piante sono prive di foglie. 
Dopo Segheria si prosegue verso il Passo 
Forbici e poi il Passo Giovarello. Qui il sentiero è un vero letto di foglie, a 
tratti sembra di essere nella sabbia, molto bello. Al Passo Giovarello prima 
variante nuova. Si prosegue a piedi proseguendo la cresta della montagna in 
direzione della croce ben visibile dal Passo. Poi si sugueno i segni 
bianchi-rossi del CAI. Paesaggio stupendo a 360°, indescrivibile. La seconda 
parte doveva essere tutta in discesa, invece la discesa molto ma molto bella era 
intervallata da strappetti e alcuni momenti richiede molta concentrazione perché 
ci sono tratti esposti. E’ stato impegnativo perché completamente coperto di 
foglie, penso che se fatto a primavera sia un vero sballo !! Provare per 
credere. Variante promossa a pieni voti ma solo con il bel tempo, e io eviterei 
se il terreno è bagnato per via dei tratti esposti. Si arriva quindi al Passo 
Radici. Salita dura su bitume fino al cartello Lucca, poi a sinistra su strada 
forestale fino alle Basse di Saltello, tutto con gran panorama sulle alpi Apuane 
e bosco fiabesco. 
Discesa tecnica verso Sant’Anna Pelago, con le foglie 
molto difficile, e poi prima di Sant’Anna si prosegue a sinistra su una bella 
forestale immersa in un bosco bellissimo. Anche questa variante per me nuova è 
stata promossa a pieni voti. 
Arrivati sulla statale delle Radici ho 
proseguito diritti prorpio per evitare la statale stessa. La guida dove avevo 
preso le notizie diceva che era asfaltata, ma pultroppo è ora asfaltata, ma 
comunque non trafficata. Dopo una breve discesa, comincia la salita verso 
Piandelagotti. 
Arrivati al paese ancora asfalto in salita per poi entrare 
nel bosco e quindi proseguire sempre in salita versa San Gimignano, dove dopo un 
breve tratto asfaltato ricomincia la strada carrabile che porta fino al Passo 
Giovarello fatto alla mattina. La salita è quindi molto lunga !! E il sole stava 
già andando dietro ai monti !! 
Il percorso prosegue ora nel senso inverso 
fatto all’andata. Totale 6 ore e 30 !!! 
Sono arrivato alla macchina dopo le 
17.00 !! Se avessi forato dovevo chiamare il soccorso alpino!!! 
Per farlo 
Sabato prossimo bisogna essere in bici a Febbio per le ore 9.30 massimo. 
N.B. La prima parte nel boschetto è di difficile navigazione, il GPS non 
riceve mai bene. 
N.B. I tratti a piedi sono comunque limitati. 
N.B. 
Attenzione ai cacciatori
E poi correva l'anno 2008
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FastaEpic era nato come un 
bel giro per finire la stagione di giri in alta montagna. L’arrivo delle basse 
temperature e le giornate più corte fanno che metà Ottobre sia una delle 
ultimissime date per andare dalle parti del Cusna. Fu un giro mitico (anche 
perché fatto in completa solitudine) quello del 2007, e complice le temperature 
miti della scorsa settimana, ho deciso di ripeterlo con piccole varianti…e quasi 
non riesco ancora a crederci…sono riuscito a migliorare il giro e renderlo uno 
tra i miei preferiti !! Mio personalissimo parere, ma la ritengo bello quanto 
Parco dell’Orecchiella. 
Dopo Sabato FastaEpic 
diventerà per me una data fissa….circa a metà Ottobre, chi mi ama mi segua. 
Arriva anche il momento di raccontarvi tutta la giornata. 
Considerando 
che eravamo io e il Mitch siamo partiti ovviamente in ritardo, in ogni modo alle 
9.20 eravamo al monumento ai caduti a Civago. L’anno scorso ero partito da 
Febbio (Rescadore, ma il giro diventa più duro, al ritorno essendo sera si vede 
poco nel boschetto finale e soprattutto volevo finire con la discesa che passa 
al rifugio San Leonardo). 
Partenza dal monumento e ORRORE!!! BITUME. 
E’ 
la regola per asfaltare le strade in un parco nazionale, farlo di nascosto, ma 
non preoccupatevi (per ora) sono stati asfaltati solo 150 metri. 
Il bosco 
dell’abetina reale in Ottobre è il mio posto ideale, diventa ancora più 
affascinante quando tra i rami spogli s’intravede la valle del Dolo, cosa sempre 
preclusa durante l’anno dal rigoglioso fogliame. Il sentiero non è ancora 
coperto totalmente dalle foglie, così l’andatura è stato meno faticosa dell’anno 
scorso. Velocemente passiamo il rifugio segheria, il passo Forbici e arriviamo 
al Giovarello. Non male, è già passata un’ora e mezza. 
Il passo Giovarello 
per me è uno dei posti più belli (forse il più bello) dell’Appennino, inutile 
descriverlo, se non mi capite ho solo un consiglio, andateci. Al passo abbiamo 
proseguito seguendo la cresta della montagna, volgarmente abbiamo giriato a 
destra, la bicicletta è un peso ingombrante in questo frangente, ma il panorama 
è a 360°…una meraviglia. 
Se pensi di essere in un posto sconosciuto al resto 
del mondo, ti sbagli di grosso, quasi al culmine della salita abbiamo visto una 
ragazza che di corsa veniva verso di noi…minkia ke forza !!! Poi neanche tanto 
male !! Complimenti veramente sia per la prestazione fisica che per il fisico… 
Minkia mi si è ingrifato il Mitch !!! 
Ovviamente se arriviamo al culmine 
vuole dire che dopo si scende…ke bella discesa….provare per credere…continui 
cambi di pendenza e breve salite, curve ampio raggio e curve più strette. Bello. 
Arrivati in prossimità del passo Radici c’è da percorrere una stradaccia 
dove fervono già i lavori per la stagione invernale, sci ovviamente. 
Al 
passo non ci siamo fermiati perché troppo presto (3 ore sono passate dalla 
partenza) e proseguiamo su bitume (breve 2-3 km) fin quasi a San Pellegrino. La 
salita è tosta e il mio stomaco non ne voleva più sapere di orari, è giunta ora 
di una piccola sosta. Così, arrivati al cartello Lucca svoltiamo su strada 
forestale a sinistra e decidiamo di fermarci nel punto panoramico. E’ la strada 
usata dai pellegrini per il loro cammino, strada di scambi commerciali e di 
incontri. Anche noi facciamo i nostri incontri. 
Proprio dove decidiamo di 
fermarci c’era un anziano intento a disseppellire una moneta da sotto terra. E’ 
stato il suo metal-detector a trovarla. Ho il piacere anche di tenerla in mano, 
e di provare a vedere, attraverso il segno dei tempi, di che moneta si 
trattasse. Era un 2 centesimi del tempo del regno d’Italia…in sostanza una 
moneta di 100 anni. Nel mio immaginario io stavo mangiando il mio snack nel 
medesimo punto dove 100 or sono un pellegrino era in procinto di consumare il 
suo misero pasto, prima di proseguire il cammino verso Roma, oppure ero lì dove 
100 anni fa un abitante del luogo vendeva i suo formaggi ai viandanti….quanto mi 
piace quel posto…oggi ancora di più. 
Trafficato lo è ancora, infatti arriva 
anche una guida da non so dove con due turisti e ci mettiamo a chiacchierare con 
loro. Sono 3 giorni che fanno trekking tra Toscana e Liguria. 
Il bosco che 
viene successivamente attraversato dal nostro cammino, è un posto molto simile a 
quelli delle fiabe che ho sempre immaginato. Siamo sullo spartiacque tra Toscana 
ed Emilia…se l’acqua cade a sinistra arriverà al secchia, Po, poi al 
mediterraneo…se l’acqua cade a destra arriverà al Serchio e poi sfocerà nel 
Tirreno. 
Sono sali-scendi piacevoli prima di una lunga discesa impegnativa, 
per via dei sassi grossi e instabili, che ci ha portato in prossimità di 
Sant’Anna Pelago. 
Le piste da sci di fondo ci hanno condotto, ancora 
attraverso il bosco, alla statale delle Radici. 
Attraversata questa si 
prosegue su bitume, prima in discesa poi in salita. La discesa è piacevole, 
perché mentre si scende si può ammirare il panorama sulla valle del Dragone. La 
discesa finisce proprio sul ponte di tale Torrente…acque limpide da permetterci 
di vedere una trota nuotarci. La salita ci permette di ammirare bene il Sasso 
del Corvo, una grandissima roccia molto maestosa con un colore e dei riflessi 
che la rendono inquietante. 
Arrivati a Piandelagotti ancora poco asfalto 
(sono un totale di 8km di strada senza traffico) e poi si rientra nel bosco, 
qualche strappo e siamo a Prati Fiorentini, si prosegue per San Gimignano e poi 
ancora per il Giovarello. 
Arrivati al passo il gioco è fatto, ora solo 
discesa. Intanto siamo a 5,5 ore dopo la partenza. 
Scendiamo velocemente al 
Forbici sulla medesima strada fatta all’andata, ma prima di arrivare alla 
Segheria ecco che a destra compare come una visione, un nuovo sentiero, un 
cartello celeste indica San Leonardo (e non San Lorenzo come l’ho chiamato tutto 
il giorno!!), invitante troppo per uno che non resiste alle tentazioni, e poi 
ero convinto che fosse un bel sentiero da fare. 
Volete sapere come è? 
Fatelo e basta. 
Ok manca da raccontarvi delle due chiacchiere che 
abbiamo fatto con i ragazzi che hanno okkupato il San Leonardo per farsi un 
week-end grigliata vino e aria buona e arriviamo alla macchina. 
6,5 ore non 
male. 
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