Quando Asch mi ha detto di essere intenzionato a fare un
giro in bike sulla dorsale del Cusna e passare dalla vetta, ho sentito un
fremito alla schiena.
Il Cusna non è una montagna e basta, non lo è per me, ma non
lo è per molti altri.
Il Gigante che come ultimo atto della sua vita si è coricato
per proteggere la val d’Asta dalle intemperie che arrivavano dal mare, ancora
trasmette portezione, un abbraccio fraterno che consola e ti fa sentire a lui
riconoscente.
Il gigante perché il profilo del Cusna vista dalla parte
reggiana è simile ad una persona sdraiata, un Gigante appunto, con i piedi
rivolti verso il Cimone (l’ha dietro c’è il Battisti) il petto gonfio dove
arrivano (meglio dire arrivavano) le piste da sci, la vetta che è il naso a
quota 2121.
Io e Asch studiamo e ci confrontiamo parecchio prima di
decidere l’itinerario. La parte incognita è il crinale, dal Passone alla vetta,
e anche la prima parte della discesa è incognita.
Partenza presto, meglio avere ore di luce per sicurezza, e
il meteo ottimo. Non da sottovalutare il meteo, infatti il Cusna è spesso una
spece di frontiere che nasconde le nuvole cariche di umidità che arrivano dal
mare. Spesso queste nuvole avvolgono il crinale, e per noi questo sarebbe un
problema. Protegge appunto i pastori della Val d’Asta e i loro greggi !!
Prima della 9 siamo in sella, io Asch e il Colonnello.
Nel primo tratto io navigo oramai a memoria. Percorriamo
subito la strada asfaltata fino a pianvallese, poi il boschetto con i suoi tratti
tecnici in salita, quest’anno tutto percorribile in sella. Arrivati alla
forestale che viene da Civago il tempo di una pisciata e siamo alla sbarra,
dove la salita più dura comincia a farsi sentire, ma senza tanti problemi siamo
al Battisti per un torta party.
Il vero giro cominica qui, finora non ho mai guardato
l’orario e non lo gurderò mai, si viaggia con la luce.
Fino al Passone è quasi tutta pedalabile, il panorama è
bellissimo anche se l’umidità è pazzesca e limitata la visuale dell’orrizzonte.
Dopo il Passone io avevo previsto un lungo tratto a piedi in
salita. Effettivamente in brevi tratti si può fare in bike, ma ci vuole uno
sforzo enorme e il tratto di salita è tuttaltro che breve. Tra una foto e
l’altra saliamo senza particolari problemi. La traccia è ben visibile e non ci
sono punti esposti.
Salendo si sente il vento che fischi nei tubi della croce
del Passone, come uno strumento musicale suona le sue note.
Pian piano il GPS arriva a segnare i 2000m slm. Ci siamo !!
Priam di arrivare al casotto delle oramai ex funivie di
Febbio 2000 ci sarà da fare un breve pezzo con bici a spalla su pietroni,
diciamo impegnativo ma non pericoloso. Il vento mi disturba facendomi perdere
più di una volta l’equilibrio, ma è benedetto visto il caldo che c’è più in
basso !!
Si prosegue ancora a piedi. Ora oltre a tutto l’appennino
reggiano si vedono anche le apuane. Senza lamentarci proseguiamo percorrendo il
tratto meno ripido (quasi una scalata che con la bike diventa molto pericoloso)
e arrivamo all’ultimo tratto su un ripido pratone.
L’euforia mi prende e non mi rendo conto di aver lasciato
Asch e il Colonnello più in basso a fare foto e godersi il panorama.
Quanti ricordi
Quanti ricordi
Quanti ricordi
Arrivo
C’è una madonnina che non ho mai visto. La croce è sempre la
stessa. Sono stremato….mi siedo dopo aver accarezzato la madonnina e la croce.
Mi emoziono.
Rimango 10 minuti da solo, a pensare, a ricordare.
Il cusna….forse la mia porta per il paradiso ??
Non so…..ma lo sento così vicino !!
Solo solo non lo sono. Ci sono tanti escursionisti sul crinale,
anche sulla croce. Ci guardano con stupore, forse alcuni con ammirazione, forse
ci prendono per matti, forse ci invidiano, ma sicuramente non passiamo
inosservati.
Cercheremo di non disturbare nessuno durante la discesa.
La sosta sul Cusna è lunga, anche se i mosconi presenti sono
insopportabili. Spiego al colonnello (di origine Marchigiane) che da noi le
chiamamo “mosche da merda” per la loro abitudine di stare….ci siamo capiti…e
lui risponde che dalle loro parti le chiamano piccioni visto quanto sono grandi
!!
Guardi avanti….vedi una traccia che scende…nitida…lunga e
dritta…vedi fino al Passo Cisa…vedi tutto il tratto di discesa da fare….come un
binario che sparisce all’orizzonte.
Uno sballo. Mai troppo tecnica, mai pericolosa. In alcuni
tratti per evitare tratti di roccia è possibile circunavigarli lungo i ripidi
pratoni rischiando il capottone ma ottimo !!!
L’ultimo tratto prima dei prati di Sara e il taglio della
forestale è bellissimo !!
è assolutamente da fare!!
Sosta all fontana del passo Cisa.
Il sentiero prosegue oltre la fontana. È questo
un’eplorazione. Lo studio delle cartine ci diceva che saremmo arrivati a metà
del 625 che dai prati di Sara arriva a Casalino. Non vogliamo fare il 625 per
intero, perché dai prati è difficile e poco divertente. Pultruppo c’è un errore
sulle cartine, ma lo scorpiremo sono 2 giorni dopo. Infatti il sentiero
comincia a salire, ripido, ci costringe a piedi. C’ èanche una frana da passare
con una fune che ci permette di attraversare un pietrone (quando c’è bagnato è
pericoloso). Cammina cammina e arriviamo ai Prati di Sara….torniamo. Mi prende
lo sconforto. Sono stanco e non ho voglia di scendere di quota e patire caldo.
Ci consultiamo e dopo mia insistenza ci dividiamo. Loro 2
faranno il 625 fino a Casalino, poi montecagno e la lunga salita fino al Cisa
con la prima parte al sole !!
Io no…percorro a piedi i Prati. Passo accanto ad un gregge
di cavalli che si strngono a cerchio attorno ai loro puledrini. Risalgo in bici,
qualche Sali scendi e arrivo a ritorna re sulla strada percorsa in precedenz
scndendo dalla vetta del Cusna.
Se prima la discesa è stata divertentissima questa volta lo
è stat di più.
Faccio i tagli della forestale. La rpima parte fluo con vari
appoggi e salti, poi diventa sassai con piccoli passaggi trialistici. Si esce
dal sentiero a soli 2km dal rifugio Monteorsaro dove mi aspetta una birra
fresca !!
Ma la discesa non è finita. Parto a cannone, passo il paese
a me molto famigliare….la casa di Gino…della Giuseppina…la casa dove c’era il
cane alano che era più alto di me (ero un bimbo)….la casa di Massimo, la prima
ad avere il telefono…la piazza e la chiesa…la casa di gianfredo…l’altra casa di
Gino dove ricomincia il sentiero 609. Lo percorro veloce e tranquillo nello
stesso momento e in breve sono a Roncopianigi. Salgo in peschiera per
rinfrescarmi alla fontana e visto che sono in anticipo rispetto agli altri 2
ritorno a Rescadore dal bosco anche se mi costringere a scendere spesso dalla
bike, ma perché fare asfalto ??
Finora abbiamo fatto solo 2/3km iniziale e poi basta !!
Sicuramente da fare…da migliorare. Rimane un punto fermo la
discesa bellissima che dalla vetta scende ai prati, passa nei pressi del passo
Cisa, prosegue fino a 2km dal rifugio Monteorsaro e dopo il paese il 609 a Roncopianigi.
Alternativa è prima del Rifugio scendere direttamente a Peschiera rifugio
Zamboni).
Valeva la pena fare una discesa dietro al Battisti prima di
salire al Passone, oppure vedere di proseguire la discesa da Roncopianigi a
Febbio paese, ma non penso che esista.
Grazie a Asch e al Colonnello…questo giro ci voleva proprio
!!
Le foto !! Sono ancora sulla macchina fotografica !! A breve saranno su Facebook